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America, Argentina

Ande, on the road tra le montagne colorate dell’Argentina

posted by wanderful travels
Mag 29, 2020 1272 71 0
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Ande, on the road tra le montagne colorate dell’Argentina

Montagne dai mille colori. Distese infinite di cactus. Tipici paesini sperduti tra vallate che tolgono il fiato. Il cielo azzurro che contrasta con il bianco delle saline. Siamo nelle Ande, nel nord ovest dell’Argentina. Qui la natura regna sovrana e regala paesaggi indimenticabili, che toccano dritti al cuore.

Un viaggio on the road di sei giorni che, partendo dalla città di Salta, ci regala panorami sempre nuovi: dalla Quebrada de Cafayate, con le sue rocce rosse, alle distese di cordones di Cachi, dai pendii colorati della Quebrada de Humahuaca, dove svettano il Cerro de Los Siete colores e il Cerro de Los Quatorse Colores, all’immensità delle Salinas Grandes. Lungo strade tortuose, toccando altezze vertiginose, visitando i tipici paesi andini. Un viaggio indimenticabile, dove la natura regna incontrastata.

Il nostro itinerario

INDICE

  • Il nostro itinerario
    • Primo Giorno: Salta
    • Secondo giorno: Salta – Cafayate
    • Terzo giorno: Cafayate – Cachi – La Caldera
    • Quarto giorno: La Caldera – Salinas Grandes- Tilcara
    • Quinto giorno: Tilcara – Humahuaca – Purmamarca
    • Sesto giorno: Purmarca – Salta

Primo Giorno: Salta

Con un volo diretto da Mendoza arriviamo a Salta, a 1150 metri di altitudine, capitale dell’omonima regione nel nord-ovest dell’Argentina, perfetta base di partenza per visitare tutta la zona circostante.

Salta, la linda, ossia “la bella”, ci conquista fin da subito, con le sue chiese colorate, i vecchi conventi e l’architettura in stile coloniale.

È ormai pomeriggio quando, una volta lasciati i nostri zaini all’Hotel San Francisco, dove passeremo la notte, usciamo alla scoperta della città. Ci imbattiamo fin da subito nel Convento di San Bernardo e nella Basilica minore di San Francesco con annesso convento francescano che, con i suoi colori sgargianti, rapisce i nostri sguardi immediatamente.

Convento di San Bernardo, Salta
Convento di San Bernardo, Salta
Basilica minore di San Francesco, Salta
Basilica minore di San Francesco, Salta

Proseguiamo lungo la via fino ad arrivare a Plaza 9 de Julio, la bellissima piazza principale composta da un grazioso parco centrale circondato da eleganti palazzi coloniali e dalla Cattedrale. Continuiamo il nostro giro lungo le vie del centro cittadino fino ad arrivare alla Basilica de Nuestra Señora de la Candelaria, una bellissima chiesa dai toni dell’azzurro pastello, davvero imperdibile.

Basilica de Nuestra Señora de la Candelaria, Salta
Basilica de Nuestra Señora de la Candelaria, Salta

Ritorniamo in Plaza 9 de Julio così da ammirare da vicino la cattedrale cittadina, la Catedral Basílica de Salta e il Santuario del Señor y la Virgen del Milagro. Una volta giunti di fronte alla sua facciata dai toni del rosa e del color crema, ci troviamo davanti ad una processione di ragazzi del posto, decidiamo di entrare anche noi all’interno della cattedrale per prendere parte alla celebrazione liturgica. I ragazzi, sul lato sinistro, e le ragazze, sulla destra, iniziano ad intonare canti religiosi davvero coinvolgenti, un esperienza davvero emozionante che ci fa comprendere quanto in queste zone la religione, quella pura e vera, sia ancora parte integrante della vita quotidiana.

Catedral Basílica de Salta
Catedral Basílica de Salta

Dopo un aperitivo improvvisato con vista su Plaza 9 de Julio e a base di empanadas, fagottini di pasta, simili ai nostri panzarotti, ripieni di verdura o carne, e tamales, tipici involtini preparati con un impasto a base di mais ripieno di carne o verdura, andiamo alla ricerca di un ristorante per la cena e decidiamo di fermarci da Dona Salta, a pochi metri dalla Chiesa di San Francesco, qui i camerieri sono vestiti da gauchos e servono piatti tipici della cucina andina, ottime le empanadas.

Info utili: con un’intera giornata a disposizione, vi consigliamo di visitare anche questi tre luoghi:

  • il Museo di Arqueologia de Alta Montana (MAAM), un piccolo museo situato nel cuore del centro storico dove sono esposte varie testimonianze degli usi e costumi della cultura Inca e delle popolazioni andine pre-coloniali. Qui sono conservate anche tre mummie di bambini sacrificati dagli Incas come offerta per gli dei più di 500 anni fa e rinvenute sotto i ghiacciai perenni del vulcano Llullaillaco (6739m), in territorio argentino;
  • il Cerro San Bernardo, la collina che domina la città, dalla cui vetta, raggiungile con una funivia che parte dal Parque San Martín, è possibile godere di una vista panoramica della città di Salta;
  • il Mercado Municipal de San Miguel, situato in un edificio storico nella Avenida San Martín, in questo mercato coperto è possibile trovare bancarelle che vendono qualsiasi tipo di oggetto, dall’artigianato locale ai vestiti, dai prodotti elettronici ai prodotti alimentari. Al suo interno non mancano nemmeno i piccoli comedores, i tipici ristorantini locali nei quali è possibile assaggiare la tipica cucina andina.

Secondo giorno: Salta – Cafayate

Di prima mattina ci dirigiamo subito nell’ufficio di Fit Rent, dove abbiamo prenotato il noleggio dell’auto per cinque giorni. Ci viene affidata una fiammeggiante Nissan Knicks bordeaux e, una volta caricati i gli zaini nel baule, siamo pronti a salutare Salta.

Direzione Cafayate, una piccola e tranquilla cittadina andina, celebre per la produzione di vino e per i panorami mozzafiato regalati dalla Quebrada del Río de las Conchas.

Quebrada de Cafayate
Quebrada de Cafayate

La Quebrada del Río de las Conchas

Il viaggio verso Cafayate inizia da Salta attraverso la Ruta Nacional 68, ci aspettano 189 km di tragitto per un totale di circa 3 ore di guida.

Dopo aver percorso all’incirca 100 km, notiamo che il paesaggio inizia a cambiare e a farsi sempre più interessante: le verdi colline vengono gradualmente sostituite da ampie distese di arenaria rossa. Come ci conferma il cartello posto sul lato sinistro della strada, siamo ufficialmente nella Quebrada del Río de las Conchas, nota anche come Quebrada de Cafayate, un profondo canyon (quebrada significa appunto canyon) eroso dalla secolare azione delle acque del fiume, che si estende per circa 50 km tra la città di Salta e Cafayate. Ci fermiamo a scattare qualche foto e ne approfittiamo per comprare anche una squisita Tortillas de queso dal baracchino di una sorridente signora andina.

Quebrada de Cafayate
Quebrada de Cafayate

Curiosità: Questo canyon è stato scavato dal Rio Las Conchas ed è una riserva naturale formata da rocce che risalgono addirittura all’era mesozoica e cenozoica. Prima che si formassero le Ande, infatti, questa zona era ricoperta dalle acque dell’oceano. In seguito, con il prosciugamento del mare e la formazione della catena andina, emersero i fondali, scolpiti dalle correnti marine e in continua evoluzione a seguito dell’azione del vento e dell’acqua. In nome “las Conchas”, in italiano conchiglie, è stato scelto proprio per testimoniare la presenza del mare. Inoltre, per la massiccia presenza di ferro, le rocce di questa quebrada sono prevalente rosse con sfumature che vanno dal giallo al rosa.

Risaliamo in macchina e la strada asfaltata continua con piacevoli tornanti che seguono il corso del fiume. Avvolti da alte pareti rocciose dal tipico colore rosso, dove l’unica vegetazione presente è composta solo da qualche cactus e da piccoli arbusti, ci sembra quasi di essere su Marte!

Quebrada de Cafayate
Quebrada de Cafayate

La seconda sosta che facciamo è alla Garganta del Diablo, ovvero la Gola del Diavolo, una gola scavata nella roccia e composta da alte pareti rocciose che nel tempo sono state erose dal vento e dall’acqua. Un luogo davvero incredibile.

Garganta del Diablo, Quebrada de Cafayate
Garganta del Diablo, Quebrada de Cafayate

Dopo circa 1 km ci fermiamo nuovamente per visitare l’Anfiteatro, una grande caverna erosa dall’acqua, celebre per la sua acustica perfetta: la forma della conca, stretta e molto alta, permette infatti ai suoni di elevarsi verso l’alto e diffondersi in maniera uniforme in tutto l’ambiente circostante, da qui il nome anfiteatro. Noi siamo stati particolarmente fortunati e abbiamo avuto il piacere di assistere all’esibizione di un musicista. Un’emozione unica.

Anfiteatro, Quebrada de Cafayate
Anfiteatro, Quebrada de Cafayate
Anfiteatro, Quebrada de Cafayate
Anfiteatro, Quebrada de Cafayate

La sosta successiva è il Mirador Tres Cruces, un bellissimo punto panoramico, posto sulla cima di una duna di sabbia rossa, da cui si ha una vista sul fiume che scorre sinuoso attraverso il canyon. Un vero spettacolo!

Mirador Tres Cruces, Quebrada de Cafayate
Mirador Tres Cruces, Quebrada de Cafayate

Riprendiamo la macchina e proseguiamo lungo la strada che ci conduce a Cafayate. Lungo tutto il percorso un susseguirsi di panorami spettacolari con scorci davvero mozzafiato e curiose conformazioni rocciose, alle quali sono state assegnate anche dei nomi suggestivi che ricordano la loro forma, come El Sapo, ovvero il rospo, El Fraile, ovvero il frate, l’Obelisco, la Ventanas, ovvero la fisarmonica, Los Castillos, ovvero i castelli di pietra.

Obelisco, Quebrada de Cafayate
Obelisco, Quebrada de Cafayate
Los Castillos, Quebrada de Cafayate
Los Castillos, Quebrada de Cafayate

Una volta arrivati davanti a Los Castillos, un cartello ci indica che siamo finalmente giunti nei dintorni di Cafayate, pochi chilometri ci separano dalla meta finale. Il paesaggio infatti cambia e una distesa quasi desertica ci accompagna fino all’arrivo a Cafayate.

Cafayate e le sue bodegas

Lo spettacolare percorso attraverso la Quebrada del Río de las Conchas termina quindi a Cafayate, un grazioso paesino situata al centro delle Valles Calchaquíes ad un’altitudine di 1.683 m sul livello del mare e circondato da estesi vigneti.

La cittadina è veramente molto piccola e, a parte un giro nelle viuzze attorno alla Plaza San Martin, non c’è molto da fare. Le principali attrazioni del luogo, infatti, sono le piccole bodegas disseminate per Cafayate, aziende vinicole che, grazie al particolare clima arido e mite, producono dell’ottimo vino.

Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate

Questa è la regione prediletta per la produzione del Torrontés, una specialità esclusivamente argentina abbastanza simile alla Malvasia. Immancabile quindi una visita e una degustazione.

Arrivati nel pomeriggio, una volta lasciati gli zaini all’Hotel Los Sauces, andiamo subito a visitare due aziende vinicole a conduzione familiare, la Bodega Nanni, presente sul territorio dal 1897, si caratterizza per la produzione di un vino biologico, privo di solfati e agenti chimici, e la Bodega El Transito, fondata nel 1942, che presenta anch’essa un’ottima scelta di vini. Entrambe sono situate in centro e offrono, ad un prezzo davvero irrisorio, la possibilità di visitare la cantina e di effettuare una degustazione dei loro vini. Ovviamente non siamo di certo andati via a mani vuote, quale miglior souvenir da Cafayate se non due ottime bottiglia di Torrontés a testa? 🙂

Bodega Nanni, Cafayate
Bodega Nanni, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate
Bodega El Transito, Cafayate

Per cena optiamo per un graziosissimo ristorante, il Pacha Cocina De Autor, cibo squisito, personale davvero gentile. Insomma, la conclusione migliore per una giornata già magnifica di suo.

Terzo giorno: Cafayate – Cachi – La Caldera

Oggi ci aspetta una giornata tostissima, tante ore alla guida e altitudini che tolgono il fiato. La tappe del nostro viaggio sono Cachi con il suo Parque Nacional los Cardones e La Caldera, un piccolo paesino subito dopo Salta, che usiamo come punto d’appoggio per la notte.

Cachi e il Parque Nacional los Cardones

Due sono le strade percorribili per raggiungere Cachi:

  • la mitica e famosissima Ruta 40, che Fit Rent, la società dove abbiamo noleggiato l’auto, ci vieta assolutamente di percorrere in quanto non asfaltata e molto pericolosa e forse non hanno tutti i torti visto che, per percorrere i 158 km che dividono Cafayate da Cachi, ci si impiega circa 4 ore di auto;
  • passare nuovamente attraverso la Quebrada de Cafayate con la Ruta 68 e una volta giunti al paesino di El Carril imboccare la Ruta 33 in direzione Cachi, per un totale di 270 km e 5 ore alla guida.

Seppur tentati dalla Ruta 40, optiamo per la seconda opzione, ripercorriamo quindi i magnifici paesaggi della Quebrada del Río de las Conchas e nel giro di un paio di ore arriviamo a El Carril dove facciamo una piccola sosta per acquistare le famosissime foglie di coca, utili per combattere l’altitudine, e qualche snack per il viaggio.

On the road tra le Ande dell'Argentina
On the road tra le Ande dell’Argentina

Ripartiamo e imbocchiamo la Ruta 33 in direzione Cachi, ci addentriamo in una stretta valle, la Quebrada de Escoipe, caratterizzata da pendii multicolore, con una prevalenza di rosso, dovuto alla presenza di ferro nella roccia, e di grigio, per la presenza del rame. Iniziamo a salire di altitudine e ai lati della strada compaiono i primi cactus. Il paesaggio è davvero spettacolare.

Continuiamo la nostra salita. Dopo aver superato un piccolo cimitero e minuscoli villaggi, la strada diventa improvvisamente sterrata e sale ripidamente con stretti tornati, stiamo percorrendo la Cuesta del Obispo, circa 20 km, per noi infiniti, che si concludono al Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri. Noi, affamati, decidiamo di fermarci ad un mirador collocato quasi alla fine della Cuesta del Obispo così da sgranchirci le gambe e mangiare tortillas con vista sull’intera vallata. Il panorama ci lascia davvero senza fiato. È proprio vero che basta davvero poco per essere felici: un pranzo semplice scambiando due parole con la gente del posto, il tutto immerso in un luogo magico.

Tortillas nella Cuesta del Obispo, Ande argentine
Tortillas nella Cuesta del Obispo, Ande argentine

Curiosità: il nome Cuesta del Obispo significa letteralmente “pendio del Vescovo” e risale al lontano 1600 quando un vescovo in viaggio in questa zona, ipnotizzato dal cielo, decise di fermarsi a dormire sotto le stelle. La gente del posto, allora, incominciò e chiamare questa collina il “pendio dove dormiva il vescovo” e alla fine fu abbreviato proprio in “pendio del vescovo”.

La Cuesta del Obispo, Ande argentine
La Cuesta del Obispo, Ande argentine

Riprendiamo la guida e decidiamo di andare dritti a Cachi, lasciando le soste intermedie al ritorno. Proseguiamo quindi costeggiando la Valle Encantada, caratterizzata da conformazioni montuose che, per la presenza di diversi minerali, assumono varie sfumature di colori, sorpassiamo il Mirador Piedra del Molino e iniziamo a scendere. La strada torna ad essere asfaltata e lineare e il paesaggio cambia nuovamente, siamo nella Cachi Pampa, un altopiano brullo dove sorge il Parco Nazionale Los Cardones, in cui sono presenti i tipici e altissimi cactus indigeni.

Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine
Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine
Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine
Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine

Mentre costeggiamo il Parco Nazionale Los Cardones, percorriamo un tratto della celebre Recta Tin Tin, 14 km dell’antica strada inca. Avvolti da migliaia di cardones, con le montagne sullo sfondo e un cielo azzurro intenso. Un paesaggio da cartolina.

Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine
Parco Nazionale Los Cardones, Ande argentine

Ormai siamo quasi arrivati alla meta, scendiamo verso la Valle Calchaquìes, imbocchiamo la Ruta 40 ed eccoci finalmente a Cachi, un graziosissimo paesino in stile coloniale, collocato ai piedi del Nevado de Cachi, a 2280 m, la cui vetta raggiunge quota 6380 m.

Cachi, Ande argentine
Cachi, Ande argentine

Parcheggiamo l’auto e iniziamo ad esplorare Cachi, le sue casette bianche, la piazza principale e la caratteristica chiesa del XVIII secolo. Qui il tempo sembra essersi fermato, in una dimensione di pace e serenità. Un vero gioiello incastonato tra le montagne della pre cordigliera.

Cachi, Ande argentine
Cachi, Ande argentine
(Solo per i più coraggiosi)

È ormai pomeriggio quando riprendiamo l’auto per recarci a La Caldera, un minuscolo villaggio collocato subito dopo Salta, dove passeremo la notte. Ripercorriamo in senso opposto la medesima strada dell’andata, fermandoci subito al Parco Nazionale des Cardones. La peculiarità di queste piante è che sono gli unici cactus dai quali è possibile ricavare del legno. Un legno leggerissimo ma resistente, usato nel passato per costruire le case. Crescendo molto lentamente (circa 1 cm all’anno) ed essendo molto appetibili per il loro legname, i cardones, che possono arrivare ad un’altezza di ben 3 metri, sono diventati una specie protetta ed è vietato abbatterli. L’unico modo per avere il legno di cardones è infatti attendere che la pianta muoia e cada a terra in maniera naturale. Proprio per preservare queste piante, nel 1996, è stato istituito il Parco Nazionale Los Cardones, 650 km quadrati di superficie protetta all’interno della quale i visitatori possono avvicinarsi alle piante seguendo esclusivamente i percorsi indicati.

Parco Nazionale Los Cardones
Parco Nazionale Los Cardones

Il paesaggio è letteralmente punteggiato da migliaia di cardones che svettano in mezzo a un paesaggio arcano e selvaggio. Siamo in uno dei luoghi più remoti affascinanti dell’Argentina del nord, un panorama che lascia davvero senza fiato.

Parco Nazionale Los Cardones
Parco Nazionale Los Cardones

Proseguiamo lungo la Recta Tin Tin e iniziamo a salire fino a giungere al Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri, dove è stanziata una pietra del mulino e una piccola cappella, la Capilla San Rafael, da dove si può godere di una vista mozzafiato su tutta la valle sottostante.

Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri
Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri, Cuesta del Obispo
Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri
Mirador Piedra del Molino, a 3457 metri, Cuesta del Obispo

Iniziamo la discesa lungo la strada tortuosa della Cuesta del Obispo e, una volta giù, decidiamo di fare un’ultima sosta dinnanzi ad un bellissimo scorcio sulla Quebrada de Escoipe, riuscendo ad avvistare anche un condor in lontanaza.

Quebrada de Escoipe, Ande argentine
Quebrada de Escoipe, Ande argentine

La caldera, disavventura

Manca ancora poco meno di un centinaio di chilometri a La Caldera, il sole sta per tramontare e noi proseguiamo diritti verso la meta finale. Arriviamo a La Caldera verso le 20 e, seguendo le indicazioni di Google Maps, ci dirigiamo all’hotel prenotato su booking, l’Hostal las Hortensias. Una volta giunti all’indirizzo indicato, il nulla più totale, del nostro hotel neanche l’ombra. Iniziamo ad andare nel panico, siamo in un paesino sperduto, c’è un buio pesto, siamo stanchissimi e non sappiamo davvero come comportarci. Proviamo a contattare telefonicamente l’Hotel, ma… nulla. Fortunatamente ci viene in soccorso un abitante del posto che, dopo aver riprovato inutilmente a telefonare all’hotel, ci indica la strada per dei possibili hotel aperti nei dintorni. Dopo circa un’ora di peripezie e disperazione troviamo Hosteria La Caldera, un vero miraggio in mezzo al nulla, una bella struttura ricettiva dotata di camere matrimoniali con bagno privato ad un prezzo davvero competitivo. Ceniamo in hotel e poi, stanchi e provati dalla giornata, filiamo dritti a letto.

Quarto giorno: La Caldera – Salinas Grandes- Tilcara

Strade tortuose e vette vertiginose. Salutiamo La Caldera per arrivare fino all’incredibile deserto di sale delle Salinas Grandes. Da qui, ritorniamo indietro e ci fermiamo per la notte a Tilcara, un graziosissimo paesino andino immerso nella Quebrada de Humahuaca.

Lungo la Ruta 9 e la Ruta 52

Di prima mattina, dopo un’ottima colazione all’Hostaria La Caldera, riprendiamo la nostra fidata Nissan Kicks e partiamo alla volta della Salinas Grandes.

Da La Caldera percorriamo la Ruta 9 fino a Purmamarca e, nel giro di 15 km chilometri, ci ritroviamo immersi in una selva, su una strada stretta e a tornanti immersa in una fitta vegetazione. Procediamo a rilento, la strada, seppur quasi tutta asfaltata, costeggia il versante della montagna che divide la province di Salta da quella di Jujuy e ci sembra alquanto pericolosa. Una ventina di chilometri che percorriamo con il cuore in gola, sperando che non arrivi nessuna macchina nel senso opposto. Una volta arrivati al paese di El Carmen tiriamo un sospiro di sollievo, abbiamo passato indenni anche questa ennesima strada tortuosa.

Proseguiamo sempre sulla Ruta 9, sorpassando piccoli paesi e costeggiando Salvador de Jujuy, capoluogo dell’omonima provincia, e, nel giro di un paio d’ore, arriviamo a Purmamarca. Da qui, dopo una breve sosta per sgranchirci le gambe, riprendiamo la guida imboccando la Ruta 52 e la percorriamo per circa 60 km. Questa è la strada che, attraverso il Paso de Java, conduce a San Pedro de Atacama, in Cile. Oltrepassiamo la Quebrada de Humahuaca godendoci una vista meravigliosa sulle sue montagne colorate e, seguendo sempre la Ruta 52, iniziamo a salire sui ripidi tornanti della Cuesta de Lipán, una strada tortuosa, fortunatamente asfaltata, che costeggia un profondo canyon. Un susseguirsi di curve che salgono sempre più ripidamente per ben 17 km, fino ad arrivare all’Abra de Potrerillos a 4.170 metri. Anche questa volta decidiamo di lasciare le soste al ritorno e di recarci direttamente alle Salinas Grandes. Iniziamo quindi a scendere lungo il versante opposto della Cuesta de Lipán, davanti a noi si palesa un panorama che ci lascia davvero senza fiato: un paesaggio desertico, sullo sfondo le alte vette della pre cordigliera andina e all’orizzonte una distesa bianca che, mano a mano che proseguiamo lungo la strada, diventa sempre più estesa, siamo finalmente giunti alle Salinas Grandes.

Cuesta de Lipán
Cuesta de Lipán, Ande argentine

Le Salinas Grandes

L’infinito deserto delle Salinas Grandes non è altro che un immenso lago prosciugato ricoperto da una spessa crosta di sale. Ad un altitudine di 3.450 metri sul livello del mare e con un’estensione di ben 212 km² (una superficie equivalente all’intera città di Buenos Aires e al maestoso Perito Moreno), le Salinas Grandes ci lasciano davvero senza parole.

Le Salinas Grandes
Le Salinas Grandes

Lo strato di sale che ricopre il bacino misura ben 30 cm di spessore e ciò consente, non solo di poterci camminare tranquillamente sopra, ma anche di effettuare un tour in auto, con le guide locali, guidando proprio sulla salinas.

Guidare sulle Salinas Grandes

Dopo aver parcheggiato l’auto e ammirato l’incredibile panorama, chiediamo informazioni per poter effettuare il tour al primo centro informazioni che si trova sulla sinistra, davanti all’accesso principale delle saline. Il prezzo è di circa 10 euro per auto, senza nessun indugio accettiamo. La guida locale sale sulla nostra macchina e partiamo! Il circuito è standard ed include le Ojos del Salar e le Piletas de cristalizacìon. Guidare su questa distesa di sale è un’esperienza incredibile, sembra davvero di essere in una dimensione surreale. Durante il tour, che dura circa 1 ora, ci fermiamo prima davanti alle Piletas de cristalizacìon, ossia le piscine di cristallizzazione da dove viene estratto il sale, e poi davanti all’Ojos del Salar, gli “occhi” della salina, pozze naturali di acqua salata. La nostra guida, a dir la verità, non si dimostra molto simpatica ed esaustiva nelle spiegazioni, anzi è abbastanza sbrigativa anche nel farci le classiche foto di rito incluse nel tour.

Piletas de cristalizacìon, Salinas Grandes
Piletas de cristalizacìon, Salinas Grandes

Una volta terminato il percorso, gironzoliamo nei dintorni alla ricerca di qualche souvenir. Poco più avanti rispetto all’entrata principale troviamo infatti una piazzetta dove ci sono molte bancarelle che vendono piccoli oggetti realizzati con il sale. Al centro troviamo un secondo punto informazioni dove è possibile fare il tour in auto che include sempre le Ojos del Salar e le Piletas de cristalizacìon, al medesimo prezzo del precedente. La guida ci sembra subito molto simpatica e disponibile e quindi accettiamo. Il percorso è molto simile anche se fatto in un punto diverso delle salinas, il valore aggiunto è dato pero dalla nostra guida, un signore che con i suoi racconti ci coinvolge fin da subito, dalle sue parole traspare amore e passione per questo luogo così remoto e affascinante. Immancabili anche questa volta le foto di rito sul Salar, questa volta è proprio la nostra guida a consigliarci le pose migliori per realizzare simpatici effetti prospettici. Insomma, super consigliato!

Le Salinas Grandes
Le Salinas Grandes

Camminare sulle Salinas Grandes è un’esperienza davvero incredibile. Si sente solo lo scricchiolio dei propri passi sul ruvido manto salino e nient’altro. Il silenzio che vi avvolge è assoluto. Il contrasto, poi, tra il bianco candore del sale e il profondo blu del cielo terso è indescrivibile. Sembra di trovarsi in un luogo sospeso nel tempo!

Ojos del Salar, Salinas Grandes
Ojos del Salar, Salinas Grandes

Una volta terminato il tour, acquistiamo dei piccoli lama fatti di sale e ci rimettiamo alla guida, direzione Tilcara, salutando a malincuore questa immensa e meravigliosa distesa bianca che ci ha rubato un pezzo di cuore.

Ripercorriamo la strada dell’andata lasciandoci alle spalle le Salinas Grandes e ritorniamo all’Abra de Potrerillos ad un altitudine di 4.170 m, questa volta ci fermiamo al mirador per ammirare il panorama dall’alto, per poi scendere lungo i vertiginosi tornanti della Cuesta de Lipán. Seguendo la Ruta 52 ritorniamo a Purmamarca e da qui imbocchiamo la Ruta 9 in direzione Tilcara.

Abra de Potrerillos, Cuesta de Lipán
Abra de Potrerillos a 4.170 m, Cuesta de Lipán

Siamo nel cuore della Quebrada de Huamahuaca, dichiarata nel 2003 dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità e nel 2007 Riserva della Biosfera. Un lungo e stretto canyon di 155 chilometri scavato nel corso dei millenni dal Rio Grande e racchiuso tra pendii i cui versanti presentano sfumature di mille colori. Un luogo magico, senza tempo, incontaminato.

Tilcara

Arriviamo a Tilcara, a 2.465 metri di altitudine, nel tardo pomeriggio. Lasciamo macchina e zaini al nostro hotel, l’Aguacanto Cabañas, una struttura che offre camere davvero belle e scenografiche ad un prezzo abbastanza contenuto, ed usciamo alla scoperta della cittadina.

Tilcara
Tilcara

Tilcara si presente come un paese vivo e frizzante, dove non mancano di certo negozi, bar e ristorantini tipici. Ci dirigiamo subito nella piazza principale dove è in corso un coloratissimo mercato di oggetti artigianali, per poi addentrarci nelle viette adiacenti, ricche di locali e graziosissimi negozietti. Ovviamente non possiamo andare via a mani vuote e acquistiamo due bellissimi ponchi e due coloratissimi porongos con le relative bombille, che altro non sono che le ciotole e le particolari cannucce utilizzate dai locali per bere il mate. Tilcara è sicuramente il paese della Quebrada de Humahuaca più turistico, ma, nonostante ciò, riesce ugualmente a conservare il suo fascino e la sua bellezza. Un vero gioiellino incastonato in una vallata magica.

Tilcara
Tilcara
Tilcara
Tilcara

Ormai sera, decidiamo di concederci un buon aperitivo a base di cerveza in uno dei tanti coloratissimi locali della cittadina, per poi andare a cena al El Nuevo Progreso 1917, un bellissimo ristoranti situato a due passi dalla chiesa di Tilcara, dove vien servito dell’ottimo cibo locale. Super consigliato!

Quinto giorno: Tilcara – Humahuaca – Purmamarca

Proseguiamo il nostro viaggio nella Quebrada de Humahuaca, tra vette che sembrano uscita dalla tavolazza di un pittore. Da Tilcara ci spostiamo ad Humahuaca, per ammirare il Cerro de Los Quatorse Colores, per poi tornare verso Purmamarca, dove trascorreremo la notte.

Humahuaca e il Cerro de Los Quatorse Colores

Di prima mattina salutiamo Tilcara alla volta di Humahuaca, percorriamo circa 40 km fino ad arrivare a destinazione. Decidiamo di lasciare la visita al paese in un secondo momento e di salire subito a Hornocal per ammirare il Cerro de Los Quatorse Colores, raggiungibile attraverso una stretta strada sterrata che sale ripidamente tra curve vertiginose e ripidi tornati, per un totale di circa 25 km che percorriamo in ben 50 minuti. All’inizio del percorso incontriamo una donna andina di mezza età che ci chiede un passaggio per arrivare fin su. Acconsentiamo e iniziamo la salita. Tra sorrisi e un po’ di spagnolo improvvisato cerchiamo di comunicare con la signora che a metà percorso ci chiede di fare una piccola sosta davanti alla casa di sua sorella per prendere un cactus o almeno questo è quello che capiamo. Dopo dieci minuti torna tutta felice con un cactus gigante che incastra tra i sedili posteriori della nostra povera Nissan Kicks. Alquanto perplessi riprendiamo la guida, la strada inizia a salire sempre più ripidamente e cominciamo a realizzare che la benzina forse non ci basta per arrivare fino all’Hornocal e poi riscendere. Panico. Procediamo a rilento ma l’autonomia del serbatoio continua a scendere vertiginosamente. Quando mancano 2 km a destinazione, la nostra nuova amica andina ci chiede di accostare vicino ad un punto panoramico, realizziamo finalmente che è una venditrice ambulante e il cactus gigante serve come stratagemma per attirare i turisti a fermarsi e scattare fotografie. Dopo averla salutata riprendiamo la guida, la strada è sempre più ripida, teniamo le dita incrociate e, con 20 km di autonomia, raggiungiamo la meta finale.

Autostop direzione Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca
Autostop direzione Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca

Siamo a quota 4.350 metri, con il fiato corto, ci troviamo dinnanzi ad una vera meraviglia della natura: il Cerro de Los Quatorse Colores, una montagna che sembra dipinta a mano da un abile pittore, un susseguirsi di colori e sfumature diverse che ci lasciano davvero senza parole. La natura, ancora una volta, è la vera protagonista. Meravigliati da tanta bellezza passiamo quasi un’ora a scattare foto, cercando di catturare più sfumature possibili, peccato solo per il cielo coperto da nuvoli grigi che di certo non accentuano i colori. Resta comunque uno dei luoghi più suggestivi mai visti, un vero spettacolo.

Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca
Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca
Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca
Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca

Dopo quasi un’oretta decidiamo di scendere in paese, ripercorriamo la stessa strada dell’andata fermandoci dalla nostra amica autostoppista, anche da qui il panorama ci lascia senza parole.

Strada per il Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca
Strada per il Cerro de Los Quatorse Colores, Humahuaca

Una volta a Humahuaca, dopo aver fatto (ovviamente) benzina, andiamo alla scoperta del mercato locale e, dopo un pranzo a base delle immancabili tortillas, visitiamo il centro.

Il mercato di Humahuaca
Il mercato di Humahuaca
Il mercato di Humahuaca
Il mercato di Humahuaca

Humahuaca, a 3.012 metri di altitudine, è un vero e proprio gioiellino e ci conquista fin da subito con i suoi vicoletti adornati con splendidi murales, con i tanti negozi che vendono bellissimi tessuti colorati e con la graziosissima piazza centrale da dove svetta una bellissima chiesa.

Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca
Humahuaca

Lasciamo a malincuore Humahuaca alla volta di Purmamarca, ultima tappa di questo nostro on the road tra le Ande dell’Argentina.

Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores

Purmamarca è un piccolo villaggio, a 2320 metri d’altitudine, celebre per il Cerro de Los Siete colores, una montagna che, come lascia presagire il nome, deve la sua fama alle diverse sfumature di colore. Rosa, bianco, viola, rosso, verde, marrone e ocra sono i sette colori che lo compongono, dando vita ad uno spettacolo incredibile.

Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores
Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores

Una volta arrivati a Purmamarca e aver lasciato i bagagli nel nostro hotel, l’Hostal Paseo de los Colorados, iniziamo ad esplorare il piccolo centro abitato composto da una piazza centrale dove ogni giorno si svolge il caratteristico mercato artigianale, da basse case in argilla e da polverose stradine in terra battuta.

Purmamarca
Purmamarca
Purmamarca
Purmamarca

Per ammirare da più vicino il Cerro de los Siete Colores decidiamo di raggiungere il punto panoramico “Porito“, l’ingresso costa 5 pesos, davvero pochissimo. Da quassù godiamo di una vista meravigliosa su tutta Purmamarca e sulla Montagna dei sette colori. Una vero incanto.

Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores
Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores

Dal Mirador il Porito avvistiamo anche un campo da calcio in terra battuta, decidiamo allora di raggiungerlo. Nel paese dove il calcio non è solo uno sport ma una vera e propria religione, vedere questi ragazzini giocare con così tanta passione è una vera emozione per noi.

Partita di calcio a Purmamarca
Partita di calcio a Purmamarca

È ormai sera quando decidiamo di cenare al ristorante Los Morteros, ovviamente non ci facciamo mancare delle empanadas, per poi proseguire con i piatti tipici della cucine andina, tra cui un ottimo risotto a base di quinoa con carne di lama e funghi e uno squisito lama al Malbec. Insomma, da leccarsi i baffi.

Sesto giorno: Purmarca – Salta

Ultimo giorno tra questi paesaggi spettacolari. Visto il cielo sereno, decidiamo di risalire sul punto panoramico del Porito per ammirare per l’ultima volta il Cerro de Los Siete colores, il cielo è azzurro e fa risaltare ancora di più le varie sfumature di colore di questo pendio. Un vero spettacolo.

Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores
Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores
Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores
Purmamarca e il Cerro de Los Siete colores

Una volta scesi, ci mettiamo alla guida per tornare a Salta e riconsegnare l’auto a noleggio. Seguendo la Ruta 9 da Purmamarca arriviamo a San Salvador de Jujuy, da qui, invece di continuare sulla Ruta 9 decidiamo di imboccare la Ruta 66 e proseguire sulla Ruta 34 per poi concludere il percorso lungo la Ruta 9 e arrivare finalmente a destinazione. In questo modo evitiamo il tratto della Ruta 9 che si erpica su ripidi tornanti circondati da una fitta vegetazione. Allunghiamo il percorso di una cinquantina di chilometri rispetto a quello dell’andata, ma procediamo sicuramente più velocemente considerando che la strada questa volta è quasi interamente a due corsie e procede dritta senza vertiginosi tornanti.

Una volta a Salta, consegniamo l’auto all’ufficio di Fit Rent, pranziamo provando le famosissime milanesas a la napolitana, un must della cucina argentina, per poi dirigerci all’aeroporto.

E sul volo diretto ad Iguazu non possiamo che ripensare a questi sei giorni indimenticabili. Un susseguirsi di paesaggi che ci hanno lasciato senza fiato (a volte nel vero senso della parola 😀 ). Giornate scandite dalla semplicità delle piccole cose. Dal sorriso sincero delle persone del posto. Da panorami incredibili. Dalla natura che si mostra in tutta la sua incredibile bellezza. Luoghi che porteremo sempre nel cuore.

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Amiamo i viaggi fai da te e lontani dalle classiche mete turistiche. In ogni luogo cerchiamo qualcosa di insolito da vedere o fare. Il nostro primo viaggio insieme? 3 settimane in India e da lì non abbiamo più smesso di organizzare, sognare e parlare di viaggi.

 

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